Parlando con Giuseppe Mastrangelo

Azienda Agricola e Fattoria Sportiva Mastrangelo: nella vita siamo tutti un po’ paracadutisti

di Luigi Spina

Una striscia di terra separa la Calabria dalla Puglia, con Nova Siri, Metaponto e Policoro, a testimoniare il carattere complesso e multiforme di una regione come la Basilicata che trova da questa parte il suo sbocco sul mare Jonio. Parafrasando il titolo di un romanzo che ben ha descritto la storia delle genti di un territorio non molto distante da qui, “il mare di lato” rappresenta per la Basilicata la porta di accesso a una storia millenaria che ha visto Metaponto fiorire come colonia magno greca innestata alla perfezione in una regione che è stata, poi, avamposto dell’impero Romano. Un insieme, meraviglioso e unico, che offre al visitatore una varietà di esperienze sia legate al mare che alle visite ai siti archeologici e, soprattutto, una ricchezza straordinaria legata al mondo enogastronomico che dal passato ha ereditato prodotti eccezionali.

Il territorio 

La storia di oggi, ci porta a Bernalda un paese a ridosso, appunto, della costa jonica, lungo la direttrice che da Metaponto ci porta verso l’interno, verso Matera. Questa cittadina, situata al di sopra di un leggero promontorio che offre una vista mozzafiato sul golfo che da Metaponto raggiunge Taranto, fa da cornice a un’esperienza partita dalla storia del luogo e che ha spinto il protagonista, Giuseppe Mastrangelo, a proiettarsi verso un progetto unico nel suo genere.

L'azienda

Ma facciamo un po’ di ordine, per capire al meglio il progetto dell’Azienda Agricola Mastrangelo. Giuseppe, nato a Ischia e cresciuto a Napoli, ha modo di conoscere Bernalda grazie alla nonna Margherita, "Margarì" per la gente del posto, nei pochi ma intensi momenti legati alla parte finale della vita della nonna. Giuseppe è giovane e la sua predisposizione per lo sport, seme di quello che poi farà in azienda, lo porta lontano sino in Somalia dove presta servizio come ufficiale di complemento della brigata paracadutisti della Folgore. Quando l’ho conosciuto, ho constatato che questa sua passione l’ha portata in una vita alla continua ricerca del giusto punto di atterraggio.

Mi scuseranno gli amanti del paracadutismo per questa ricostruzione semplice, ma il volo l’ho sempre immaginato come suddiviso in tre momenti fondamentali: il primo adrenalinico e concitato per un salto che spinge verso l’ignoto e l’imprevisto, il secondo di stupore nel constatare quando sia effimero e momentaneo appoggiarsi a un’aria che ben presto ti proietta verso il basso, infine un terzo e ultimo momento che ti lancia nella cruda realtà di dover trovare il giusto punto di atterraggio, quello che ti salva la vita. E la vita del nostro protagonista, ma qui i candidati potremmo essere i più, sembra proprio aver seguito i momenti descritti poco sopra: così la scelta di approdare a Bernalda, visto il legame affettivo, lo proietta verso una dimensione nuova dove l’inatteso la fa da padrone; l’obiettivo di veder rinascere la terra tanto amata dalla nonna lo spinge a recuperare anche il vecchio casolare e qui, a poco a poco, cerca di trovare un nuovo punto di equilibrio per un progetto che muta in continuazione, spostando di fatto gli ancoraggi ad una realtà che si sposta sempre più in là. E ancora oggi Giuseppe sta cercando quel punto di ulteriore atterraggio. 

Come dicevamo più sopra, Giuseppe è cresciuto in Campania, maturità scientifica e paracadutista per tre anni, a Bernalda si era recato solo sporadicamente. La casa che oggi costituisce il corpo centrale dell’azienda agricola, popola i suoi ricordi di ragazzo, con lo sguardo distratto dell’adolescente che non immagina nemmeno lontanamente che quello sarà il suo futuro, con la funzione di casa punto d’appoggio per stare all’aria aperta. Rientrato a Napoli dopo la permanenza nei paracadutisti, a un certo punto riscopre questa terra e l’azienda che, intanto, la nonna ha lasciato alla famiglia e, dopo essersi sposato, si trasferisce a Bernalda con la moglie Mena. Ritrova qui il seme di un futuro che lo stimola a ristrutturare quel caseggiato che, ormai, è divenuto quasi rudere. Gli ulivi secolari intorno alla casa, su uno dei promontori che dominano il golfo di Taranto a Nord-est e si affacciano
verso il monte Pollino a Sud-ovest, vi assicuro offrono una veduta spettacolare! Quando arrivo in azienda ci sono alcuni giocatori di beach volley, uno dei tanti sport che si possono praticare in questa fattoria sportiva. Si, perché Giuseppe ha realizzato un progetto complesso, allargando la sua attività dall’azienda agricola alla formula della fattoria sportiva, unico progetto nel suo genere in Italia all’epoca, dove la relazione con la terra non è solo empatia con la produzione agricola, ma anche legame strettissimo con l’attività all’aria aperta, uno stile di vita semplice e genuino che si rifà al carisma di San Francesco
d’Assisi. Uno dei motivi, quest’ultimo, che ha spinto Giuseppe a trasferirsi a Bernalda per vivere lontano dal caos della città, in campagna, con uno stile ispirato proprio al modello francescano.

Gli inizi

“Ho cominciato ristrutturando l’uliveto, andando a piantumare oliarola del bradano e altre varietà quali frantoiana, leccino e coratina. Non avevo nessuna esperienza, se non il diploma di agrotecnico e tanta buona volontà …”, ci dice nella lunga chiacchierata fatta mentre passeggiamo tra gli ulivi, “…poi c’era il casolare abbandonato che ho cominciato a sistemare”. Un lavoro lungo che ha richiesto un impegno eccezionale a Giuseppe che si è fatto aiutare da alcuni collaboratori, facendo tutto in economia. “All’inizio, mio padre non credeva che sarei riuscito a rifare la casa, ma quando ha visto i progressi che stavamo facendo, gli è piaciuta l’idea e ha deciso di darmi una mano aiutandomi nella ristrutturazione” ci dice trasmettendoci tutta la pesantezza di un progetto che ha visto il termine dopo quasi sei anni. “Nel frattempo ho dedicato tanto tempo allo studio, ho preso il diploma di assaggiatore, frantoiano e potatore ONAOO a Imperia, perché in Basilicata c’erano tanti ulivi ma un approccio poco strutturato alla loro coltivazione, mentre ero affascinato dal come in Liguria con poche piante facessero un ottimo lavoro e una buona produzione”.

I prodotti e la Fattoria Sportiva

Con l’idea di rendere ancora più completa la sua azienda agricola, nel 2006 decide di espiantare il vecchio vigneto, che produceva uva da tavola (Regina e Italia), per piantumare un’uva bianca, il Matera greco. Dal 2008 inizia la produzione di quest’uva pregiata con il suo conferimento presso altre cantine. Ma, come abbiamo detto poc’anzi, Giuseppe non smette di lanciarsi verso il nuovo e decide nel 2013 di costruire anche una moderna cantina dotata di silos in acciaio e gruppo frigo per la fermentazione a temperatura controllata Il duro lavoro, il regime biologico controllato e l’adesione al Consorzio di Tutela Vini Matera DOC, elevano il Margherì Matera Greco DOC a vino di eccellenza. Una piccola produzione, siamo intorno alle 10000 bottiglie, che sta trovando il favore dei palati più attenti e che è diventato a pieno titolo uno dei vini emergenti in Italia: profumi del territorio, macchia mediterranea e sentori di agrumi, per un vino sapido con una leggera acidità che crea freschezza al palato. In futuro l’idea di piantumare anche il rosso. La precedente esperienza nei paracadutisti e l’aver praticato karate in giovinezza, sono elementi altrettanto importanti nella vita di Giuseppe, che a Bernalda cerca di coniugare sport all’aria aperta e natura (in azienda agricola). Ne nasce così l’esperienza e la collaborazione con la CIA e la Federazione Italiana di Atletica Leggera, che da vita al protocollo di intesa che porta alla realizzazione di una pista di atletica campestre con l’inserimento dei percorsi VITA, con cartelli che illustrano gli esercizi da fare arricchiti da un QR-Code per la scansione e visione degli stessi sul proprio cellulare. Gli sport all’aria aperta, il cicloturismo, i percorsi di degustazione e le feste a tema, come ad esempio la serata Margherì o la serata della pizzica ad Agosto, arricchiscono l’offerta di un’azienda agricola che diventa spazio di condivisione dell’esperienza a diretto contatto con la natura.

Il futuro

In questo momento Giuseppe si sta interrogando rispetto ad un progetto di una grande complessità, perché mettere insieme tutti i pezzi di una realtà così diversificata comporta un grande impegno personale: “La mia giornata tipo inizia alle sei di mattina e termina a tarda serata…” ci dice durante la nostra visita, “..mio figlio Nicola è molto studioso, ma sogna di fare ingegneria aerospaziale dopo il liceo, e credo che dovrò rallentare per selezionare ancora meglio le attività da fare. Portare avanti la parte agricola e coniugare con questa la parte di fattoria sportiva è molto complicato, e la burocrazia non ci da una mano”. Non abbandona l’idea di puntare anche sulla produzione del suo olio, visti i dieci ettari piantumanti dove sono presenti anche ulivi secolari, ma il vero problema sono i prezzi dell’extravergine. Con costi di produzione vicini ai nove euro al litro, diviene una sfida non facilmente sostenibile in un mercato influenzato da dinamiche che poco hanno a che fare con gli oli di qualità. L’idea, quindi, è quella di concentrarsi nel fare meno cose che portino i risultati che possono favorire la vita di tutta l’azienda, con in mente sempre uno stile di vita semplice, una delle cifre di Giuseppe. Quello che mi sento di dire che l’Azienda Agricola Mastrangelo è davvero una realtà meravigliosa, che mette a disposizione dei visitatori un ambiente accogliente dove gli spazi aperti si coniugano con la dimensione di benessere. Un unicum da tutelare e da promuovere affinché si possa mantenere viva un’ambizione, che non è solo di Giuseppe Mastrangelo, ma di un’intera comunità la quale può riprendersi quel legame autentico tra la produzione locale e la possibilità di continuare a godere di spazi aperti.

Grazie Giuseppe, grazie Bernalda, grazie Basilicata!

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